La storia di questo piccolo
giardino pubblico nella zona della Marina ha le sue
origini in un passato lontano, essendo strettamente
legata a quello che la Marina, un tempo, ha rappresentato
per una città costiera come Catania: non solo punto
nevralgico per gli scambi commerciali, ma meta ambita per
gli itinerari domenicali e festivi dei catanesi. Vi si
trovava, infatti, la cosiddetta "passeggiata a mare",
arricchita dal verde dei giardini e delle numerose ville
e proprietà private che sorgevano nella zona. Così
appariva la Marina prima della rovinosa eruzione
vulcanica del 1669 che modificò radicalmente buona parte
del litorale, da spiaggia divenuto improvvisamente costa.
Solo a distanza di oltre un secolo, agli inizi
dell'Ottocento, in un'area risparmiata dalla lava,
prospiciente il Palazzo Vescovile e attigua alla darsena
naturale del Porticello Saraceno
(oggi Piazza Borsellino), vennero avviati lavori di
sistemazione con il livellamento del terreno e la
realizzazione di una nuova passeggiata a mare, alberata e
dotata di sedili e lampioni, che rappresentò di fatto la
prima forma di verde pubblico a Catania.
Il progressivo sviluppo della città, unitamente
all'esigenza di uno spazio aperto quale luogo di ritrovo
e svago, costituì un forte impulso alla trasformazione
di quest'area in un vero e proprio giardino pubblico.
Intorno al 1860, infatti, ebbero inizio i lavori di
risanamento dell'adiacente foce fangosa del fiume Amenano
che, dopo un lungo percorso sotterraneo, sfociava poco
distante dal porticello Saraceno. Il livello stradale
venne rialzato, le acque del fiume arginate dentro un
canale in muratura e convogliate a mare attraverso due
ruscelli attorno ai quali venne organizzato il giardino,
all'epoca noto come "Villetta della Marina".
Benchè piccolo, esso divenne subito un importante punto
di incontro per l'intera cittadinanza e soprattutto per
la borghesia catanese; rappresentava, infatti, la tappa
conclusiva, allietata anche da concerti bandistici, dopo
la passeggiata a mare che, nel frattempo, si andava
allungando verso la piazza della Stazione.
Nel 1866, la costruzione degli archi del viadotto
ferroviario deturpò la fisionomia della Marina e la
suggestiva scenografia della villetta, ancora affollata e
frequentata da numerosi visitatori.
Nel 1879 venne intitolata a Giovanni
Pacini (1796-1867), musicista e compositore catanese,
con il collocamento di un busto marmoreo, opera dello
scultore Giovanni Duprè.
Con lo sviluppo verso Nord della città ebbe inizio il
declino della Villetta Pacini, abbandonata dagli eleganti
frequentatori, anche per l'apertura della nuova e più
grande Villa Bellini.
Verso la fine degli anni Venti, il progressivo
riempimento della darsena del Porticello Saraceno e
l'arretramento del mare in seguito ai lavori per la
sistemazione del porto, stravolsero l'assetto del
giardino: l'Amenano venne completamente interrato, il
terreno spianato e ampi spazi aperti, privi di piante e
non riparati dal sole, presero il posto delle sponde
rigogliose dei ruscelli e dei romantici ponticelli.
Più tardi, per far spazio al mercato, vennero tagliati
alberi ed eliminate aiuole mutando l'essenza stessa del
giardino, non più ritrovo mondano ma luogo di incontro
per anziani, spesso soli e annoiati, tanto da venire, nel
tempo, battezzato con l'epiteto dialettale vill'e
varagghi (villa degli sbadigli). |