Castagno

Il castagno contrassegna con la sua presenza il territorio etneo, dove può dare luogo a formazioni di interesse forestale o può costituire impianti di interesse agrario. Come essenza forestale le piante sono frequentemente allevate a ceduo e sottoposte a turni variabili di taglio in rapporto alla utilizzazione del legname. Questo ha nel tempo trovato la sua più immediata utilizzazione nelle attività collegate all’esercizio della viticoltura e della stessa frutticoltura (paletti tutori, pali di sostegno, legni d’opera nell’edilizia rurale, per la fabbricazione di scale, per la produzione di manufatti artigianali diversi). Gli impianti ad opera dell’uomo sono condotti a fustaia e sono destinati anche alla produzione di frutti; si tratta in quest’ultimo caso di varietà, propagate per innesto, che forniscono i cosiddetti "marroni" più apprezzati per caratteristiche qualitative rispetto alle comuni castagne.

Negli ultimi decenni il ruolo del castagno come specie coltivata si è ridimensionato sia per fattori socio-economici sia per il diffondersi di due temibili fitopatie - il mal dell’inchiostro e il cancro della corteccia - che ne rendono onerosa la coltivazione.

Il castagno è diffuso soprattutto nel versante sud-orientale del vulcano; esso si spinge fino a un’altitudine di 1.700 m s.l.m. sul versante sud, mentre tocca le quote più basse sul versante orientale (fino ai 300 m). Come pianta singola, da ombra, è rappresentata su tutto il territorio etneo