Fra gli studi più antichi riguardanti la fauna dell'Etna, sono da ricordare che l'opera di G.A. Galvagni costituita da 10 memorie pubblicate negli Atti dell'Accademia Gioenia dal 1837 al 1843) dal titolo "Fauna etnea ossia materiali per la compilazione della zoologia dell'Etna", purtroppo rimasta incompiuta e quindi ristretta ai soli Mammiferi e a parte degli Uccelli, ed una sommaria memoria sulla flora e fauna dell'Etna di R. Sava, stampata a Milano nel 1844. Si tratta di lavori di limitato valore scientifico, ma interessanti per le notizie che ci forniscono sullo stato della fauna di oltre un secolo fa.
Per aver una sommaria idea della situazione in quell'epoca, nulla di meglio che riportare alcuni brani del lavoro di Galvagni, tratti dal capitolo introduttivo. Egli distingue nella regione etnea tre zone sovrapposte: una "piedemontana", collinosa, ampiamente coltivata; una di media quota, la "regione nemorosa", ricoperta da un'ampia e fitta fascia di boschi di cui oggi resta solo una parte ed infine una "regione sublime", sassosa, arida e caratterizzata da scorie, sabbie e ceneri. La fauna di queste tre zone viene così sommariamente ed efficacemente descritta:
"Vedevisi in vero (nella regione piedemontana) nelle stagioni loro propizie un milleforme popolo d'insetti di tutte specie, e di tutte classi, e di frequente quelle torme devastatrici che mettono in brano gli alberi, i vigneti e le piante. Rettili molti di numero, nei terreni lavosi recenti si annidano poco manomessi dall'arte, ed il serpe, la vipera, il colubro, il subbio vi si osservano spesso: uccelli di più classi, e di svarievoli specie, vi si trovano in numero ingente: e tuttoché‚ non v'albergano le specie mammifere più diffidenti e selvatiche che fuggendo il consorzio degli uomini, amano i solinghi deserti, gli ertissimi monti, gli antri romiti, più pacifici mammiferi pure vi stanno, i pipistrelli, i topi vi moltiplicano molto, i conigli moltissimo, la talpa, il riccio, la donnola vi si vedon soventi, e il lepre e la volpe di frequente pur si osservano. Ben altrimenti avviene però nella regione nemorosa, e nei larghi spazi boscosi di che da ovunque come verde fascia accerchiasi l'Etna. In quelle erme foreste, in quei taciti, che sarebber da dirsi i pacifici ritiri della natura, più numerosi viventi van spaziandosi, e nell'aperto della selva e nel più folto e fitto del bosco. Col numerosissimi insetti dapertutto vi pullulano, e rettili brulicano da agguagliare a un dipresso la regione primiera. Colà più numerose, e più altre regioni d'uccelli, fanno echeggiare e giocondare di armonici giulivi concerti quelle silenziose contrade, e vi si vedono molti uccelli di preda e moltissimi della classe dei passeri, che sono i più gentili abitatori dei boschi. Col i mammiferi vi stanziano insignemente, e le specie più selvatiche vi mettono facile sede. Vedevisi il capriuolo nei dirupi dei monti, giovarsi nei calori estivali dei nordici siti, e delle regioni merigiane, e delle valli coperte nei freddi jemali; ed il daino nei luoghi starsi elevati interrotti da piccioli poggi: vedevisi il lupo aggredir le mandrie, cacciare nel forte del bosco un qualche animale selvatico, far scorrerie nei campi sativi talvolta, e appropinquarsi sinanco, quando lo punge la fame, ai luoghi abitati, e il gatto selvatico dare addosso ai leprotti ai neonati conigli e agli animali più deboli, vedevinsi in fine i ghiri soggiornare sugli alberi, e le martore da questi scendere al piano a predare, e le volpi le donnole stare in agguato ed attivarsi colle astuzie loro a sorprendere destramente la preda.
E volgendo le indagini ai viventi della regione sublime animali di più specie vi stanziano perennemente, e molti vi si portano dalle regioni selvane propinque. Più maniere d'insetti quivi soggiornano, che dimorando sempre in quelle algentissime alture vi si propagano Della classe dei rettili vi metton piede la lucertola che peculiarmente si sta dal principio della regione in fino ai Castellacci, e qualche serpe e una vipera pure una fiata dalla Guida si vede, rappresa dal freddo e gelata al mese di dicembre nella Grotta delle capre. Dei mammiferi vi frequentano i topi che nella Gratissima se ne veggono molti e dalle guide e dai viaggiatori, e la lepre vi frequenta moltissimo nelle calorose stagioni, e il lupo e la volpe comeché in pochezza di numero.
Ma sovra ogni qualunque zoologica classe la specie degli uccelli vi primeggia viemolto, e vedesi errare in quelle solitudini erme e in quei spazi deserti, ove i loro vari canti rompono di quei luoghi i durati silenzi. Le pernici dal principio della zona scoperta vi si vedono sino al sito dei Castellacci, e vi si procreano senza disagio. I corvi neri in abbondevole copia e in tutta la regione sino alle gole dello stesso vulcano, che spesso sormontano col loro aleggiare, vi si trovano in ogni regione, e in gennaio e nel verno, quasicchè indigenassero in quei freddissimi luoghi; e in questa regione perpetuano la loro specie nidificando nelle rocce della montagnuola e nella regione detta delle fossaccie peculiarmente dal principio sino alla fine di giugno. La monachella nera in moltissimo numero vi campeggia si pure dalle più basse sino ai più elevati siti e in vicinità del cratere medesimo che nei suoi voli di seguente sormonta; si stanzia essa nelle lave che trovansi al di l della Gratissima e quivi propagasi nei suoi figli. L'avvoltojo comeché raro pur vi si osserva e nidifica nella roccia di Musarra e nella valle del Bue; ed il nibbio pure che aleggia e si stanzia nella adiacenza dei fumaioli, e levasi al cielo soventi più in là del colossale corpo del monte".