Alnus cordata(Loisel.) Desf.


Betulaceae

Alla famiglia delle Betulaceae appartengono piante legnose, distribuite prevalentemente nelle regioni temperate e fredde. Si tratta di una famiglia affine a quella delle Fagaceae e anch'essa pertanto, con taluni caratteri primitivi. Le foglie sui rami hanno una disposizione spiralata e sono provviste di stipole caduche I fiori, unisessuali monoici sono riuniti in amenti o capolini e presentano un perigonio di 6 tepali ridottissimi. I fiori maschili sono in parte concresciuti con una brattea ascellante e portano più frequentemente 6 stami (1-5), mentre quelli femminili possiedono un ovario infero o supero, bicarpellare, con 2 stili.

La formula fiorale è la seguente:

P 3+3, A 3+3 oppure 2+2, G (2) o (2)

I frutti, a nucula, sono riuniti a 2-3 in corrispondenza di una squama lobata. L'impollinazione è anemogama. La famiglia è suddivisa in 2 sezioni: le Betuleae (Betula, Alnus), caratterizzate dal possedere fiori femminili nudi e fiori maschili perianziati, nonché da frutti separati dalle brattee e dalle bratteole e le Coryleae (Corylus, Carpinus, Ostrya), con fiori femminili perianziati e maschili nudi e frutti involucrati. Alcuni botanici separano le Coryleae dalle Betulaceae e le elevano al rango di famiglia, con il nome di Corylaceae.

L'importanza economica della famiglia è rilevante in conseguenza del notevole sfruttamento silvicolturale a cui sono sottoposti i boschi formati da alcune di queste specie, in particolare quelle del genere Betula e Carpinus. Il nocciolo (Corylus avellana) è poi una specie diffusamente coltivata soprattutto nelle aree montane per i semi oleaginosi.

Tra le più importanti Betulaceae della nostra flora ricordiamo l'ontano (Alnus glutinosa), tipico costituente dei boschi ripali, il carpino nero (Ostrya carpinifolia), diffuso in boschi mesofili submontani e propriamente montani, il nocciolo, che è anche coltivato limitatamente alle zone montane, la betulla (Betula pendula) e la betulla dell'Etna (Betula aetnensis), prezioso endemismo etneo che colonizza i pendii lavici alle quote più alte, fino al limite della vegetazione arborea.

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