Molte testimonianze della storia del popolamento animale dell'Etna sono state distrutte dall'azione antropica e altre purtroppo corrono il rischio di essere cancellate. Le profonde modificazioni provocate dall'uomo nella vegetazione dell'Etna con l'estensione delle aree coltivate, con la distruzione di vaste distese di boschi, con l'apertura di nuove strade, hanno causato un notevole mutamento ed impoverimento della fauna che si era stabilita sull'ampio edificio vulcanico prima degli ultimi 2.000 anni.
In particolare, sono stati sensibilmente decimati, sia qualitativamente che quantitativamente, gli animali di maggiore mole e cioè i Vertebrati, Mammiferi e Uccelli soprattutto, che, oltre a risentire della riduzione o scomparsa degli ambienti ad essi confacenti, sono stati oggetto di caccia indiscriminata da parte dell'uomo.
A questo proposito, le opere di G.A. Galvagni e di R. Sava testimoniano che sino a 150-100 anni fa sul massiccio etneo vivevano specie di cui oggi non resta traccia. Sono infatti scomparsi: la lontra che viveva alla base del monte; il lupo che non era raro nella fascia boscosa e del quale da molto tempo non si ha sicura notizia; il cinghiale che già 120 anni or sono era limitato soltanto alla zona di Bronte e di Maletto; il daino ed il capriolo che si trovavano anch'essi nelle medesime contrade. Fra gli Uccelli è ormai scomparso l'avvoltoio grifone. Meno grave può essere stato il danno per le specie più piccole di Vertebrati (Micromammiferi, Rettili e Anfibi) e per la moltitudine degli Invertebrati, sia perché questi animali non necessitano di territori molto estesi per sopravvivere, sia perché ignorati dai cacciatori. Naturalmente, anche per molte di queste forme di piccola o piccolissima mole si è avuta un sensibile calo numerico e di alcune di esse forse oggi non sussistono che una o poche popolazioni isolate in quelle zone che l'uomo non ha ancora trasformato e che si mantengono in condizione di precaria sopravvivenza.