Le grandi eruzioni fino al 1669

In età storica fino ai nostri giorni sono state segnalate ca. 150 grandi eruzioni.

Dal 693 a.C. al 1669 le principali furono:

Ricordiamo a tal proposito la leggenda dei Fratelli Pii, Anfinomo e Anapia, che trassero in salvo i genitori paralitici portandoli sulle spalle attraverso la lava che per miracolo si ritirava al loro passaggio. I fratelli Pii furono ritenuti semidei, riprodotti sulle monete e cantati dai poeti

Durante questa eruzione si formarono numerosi coni secondari e numerose colate. Una invase, in parte, il territorio di Mascali, un'altra si spinse molto in mare a Nord di Acireale e una terza minacciò Catania fermandosi in prossimità delle mura davanti al velo di Sant'Agata portatovi in processione dai fedeli;

Si ricorda che, in territorio di Sant'Agata li Battiati, il beato Pietro Geremia (1394-1452) pose il velo di Sant'Agata davanti al fronte lavico che miracolosamente si arrestò. Per quel prodigio fu innalzata una chiesa, ricostruita nel 1879, che porta una lapide a memoria.

Iniziò l'11 marzo e finì il 15 luglio. Ebbe origine nei pressi di Nicolosi da un imponente squarcio, nella cui parte inferiore si formarono diverse bocche esplosive (Monti Rossi) ed effusive. Diversi centri abitati furono distrutti, primo tra tutti Nicolosi, quindi Belpasso, Mompilieri, Mascalucia, Camporotondo, S. Giovanni Galermo, S.Pietro Clarenza. Il torrente di lava investì prima l'abitato di Misterbianco quindi, appena un mese e un giorno dopo l'inizio dell'eruzione, Catania dal lato di ponente. Il 15 aprile invase la valle di Anicito (oggi Nicito) e il lago omonimo (lago di Nicito) che stava al centro. La lava proseguì il suo cammino superando le mura, coprì i Bastioni di S. Giorgio e di S. Croce, i fossati del castello Ursino, seppellì, quindi, i 36 canali del fiume Amenano e si riversò in mare per circa 2000 metri. Catania si spopolò, dei 20.000 abitanti ne rimasero solo 3.000, gli altri cercarono rifugio altrove. Complessivamente la lava inghiottì le case di oltre 27.000 persone. Uno dei maggiori problemi fu quello di dare alloggio a tante persone senzatetto. Il 30 aprile una corrrente lavica penetrò nell'orto dei Benedettini, circondando il convento dai lati nord e ovest, senza tuttavia coinvolgerlo.